ACoFE – Associazione di Counseling Fenomenologico Esistenziale
L'essere umano è enormemente abitudinario. Necessita di rituali e di esercitare la sua espressione vitale sempre nella stessa maniera. Tutto ciò che è nuovo, non conosciuto e diverso di solito spaventa. Ci si sente al sicuro solo nella cosiddetta zona di comfort.
Le persone sono equipaggiate dalla nascita di un istinto di sopravvivenza che le porta ad allontanarsi da ciò che non è simile. La differenza è normalmente fonte di resistenza, quello che non è noto può spaventare, ma è proprio fuori dell'abitudine che ci è riservata l'opportunità di apprendere, e di ottenere risultati. La paura è un'emozione primaria che si attiva quando si percepisce un pericolo, reale o immaginario. È un meccanismo di difesa che ci aiuta a sopravvivere e ad evitare situazioni pericolose, anche solo percepite come tali. Di fronte ad un pericolo il cervello produce l’adrenalina che induce cambiamenti fisici e mentali e che ci prepara all'azione: fuggo o rimango immobile.
Fuggire impedisce di restare nel presente ad osservare e/o ascoltare cosa vuole raccontare quella paura, che cosa ha a che fare con noi, e se ha una voce, quale voce ci ricorda. La fuga tiene lontani anche dal sentire, col rischio di portarci alla deriva verso lidi di non ritorno se esagerata o esasperata (senza entrare nei meriti di traumi che lasciano impronte un po’ più pesanti e si possono trasformare in fobie).
Restare costantemente in una zona di agio ci impedisce invece il confronto, la crescita, l’essere stimolati, l’allenamento alla creatività, come se si vivesse in una bolla di sapone, un'area dove la routine rischia di diventare stagnante e dove l'abitudine inibisce la nostra capacità di percepire la straordinarietà del mondo. Imparare ad espandere i propri limiti può essere un buon allenamento sia mentale che pratico per un'evoluzione soddisfacente ed arricchente.
Avere il coraggio di fare un passo all'esterno di questa zona permette di imparare nuove abilità, ed imparare a conoscere meglio se stessi. La zona di comfort è uno spazio famigliare che comporta un bassissimo livello di stress, perché il rischio di dover affrontare nuove sfide è nullo. L'emozione che accompagna lo stallo è nella maggioranza dei casi il timore di non essere capace, di non farcela, di non essere all'altezza. Ma questo timore, cosa ci vuole raccontare in quel momento? In che modo gli permettiamo di essere presente e di avere il controllo della situazione?
Anche in questo percorso il counsellor può essere un ottimo compagno di viaggio che affianca la persona nel suo progetto, mentre racconta la propria storia.
La vita comincia dove finisce la zona di comfort!